L’ART THERAPY ARRIVA A MAZARA – UNO STRUMENTO PER UN MONDO MIGLIORE

L’ART THERAPY ARRIVA A MAZARA – UNO STRUMENTO PER UN MONDO MIGLIORE

Viviamo in un’epoca di COVID in cui nessuno ha le risposte! Cosa ci porterà il futuro? Ieri, forse, il più coraggioso avrebbe tentato di dare una risposta a questa domanda. Oggi, però, anche il medico più preparato si sente a suo agio nel dire: “Non lo sappiamo!”

Tuttavia, alcune cose rimangono costanti, anche nei momenti più difficili. Quello che sappiamo è che i bambini sono bambini e che qualsiasi investimento nella loro vita è un investimento nella Creazione divina. Una quarantina di anni fa un ordine di religiose, ispirato a San Francesco d’Assisi e dedicato a Maria Madre di Gesù, veniva a Mazara del Vallo per servire gli ultimi. Oggi porta avanti lo stesso progetto attraverso l’associazione “Casa della Comunità Speranza”.

In questi ultimi mesi, è stato un piacere immenso collaborare con Casa Speranza in qualità di Arteterapeuti, per contribuire allo straordinario lavoro che la comunità svolge per i figli degli immigrati di questa città. Essendo a soli duecento chilometri di distanza da Tunisi, la maggior parte dei bambini di cui si prende cura questo centro proviene dalla cultura tunisina. Lavorare con questi bambini è stata per noi una conferma del potere di questa metodologia di intervento.

L’Arteterapia fa parte di una branca della psicoterapia e si propone, attraverso l’applicazione di diversi mezzi artistici, di aiutare l’individuo a contattare i livelli più profondi della coscienza, al fine di liberare e identificare le esperienze che sono immagazzinate lì.

I laboratori proposti ai bambini di Casa Speranza sono stati per lo più finalizzati alla presa di coscienza delle emozioni umane. Essere consapevoli di come ci si “sente” nel “qui e ora” ed essere capaci di esprimere quei sentimenti, è un primo passo verso una vita più felice e più sana. Felicità, rabbia, gioia, tristezza, vergogna, sorpresa…sono tutte emozioni che hanno un potenziale tale da influenzare la vita dell’individuo. Essere in grado di identificare ciò che si sta provando in un dato momento consente di avere un maggiore controllo sulla propria vita. Applicare il metodo dell’Arteterapia ad un gruppo di ragazzi in età di scuola media è stata un’esperienza nuova ed entusiasmante per noi, e riteniamo che questi laboratori siano stati complementari allo straordinario lavoro che Casa Speranza già svolge con questi ragazzi. Coinvolgerli in questo tipo di attività ha stimolato il loro lato creativo, ed ha senz’altro integrato il lavoro cognitivo che gli operatori svolgono per agevolare il loro apprendimento scolastico.

Un primo risultato positivo è individuabile nel legame che si è instaurato tra noi Arteterapeuti e i bambini stessi. Anche se, in qualche occasione, esprimersi in lingua italiana ha rappresentato una barriera tra noi, le emozioni umane scoperte ed elaborate in occasione dei laboratori sono diventate il “linguaggio” attraverso il quale abbiamo potuto comunicare ed andare oltre le difficoltà. I ragazzi più grandi, che stanno entrando in quella fase della vita in cui si è più stimolati a ragionare, hanno mostrato l’effetto più immediato e positivo di questa esperienza. Col passare dei giorni il loro atteggiamento di apertura e di fiducia è cresciuto e, di conseguenza, è cresciuta anche la loro dedizione al processo di “feedback”, che riguarda la fase di elaborazione dell’esperienza vissuta, da condividere con i conduttori e col gruppo stesso.

I laboratori creativi sono stati proposti anche ai più piccoli, che si trovano in età da scuola elementare, e hanno sortito lo stesso effetto. Stimolare la creatività del bambino nel mondo di oggi è una terapia in sé e per sé: mentre la maggior parte di essi oggi trascorre il tempo libero davanti ad un “tablet” o ad uno “smartphone”, i laboratori con il legno e la pasta di zucchero li hanno condotti al di fuori dal mondo virtuale, stimolandoli ad immergersi nella dimensione più concreta del quotidiano. Stare a contatto con adulti che incoraggino e aiutino il bambino a sviluppare la sua creatività è un’esperienza di “guarigione”. Non essendo giudicati, e non dovendo soddisfare un determinato standard di prestazione durante il processo creativo li ha resi liberi di creare, e questo processo può essere molto positivo per il bambino. Soprattutto per il bambino che sente lo stigma dell’immigrazione.

Come professionisti, anche noi siamo cresciuti grazie a questa esperienza. In primo luogo perché ci è stata data l’opportunità di utilizzare l’Arteterapia come strumento per aiutare il prossimo ad affrontare le difficoltà della vita – e tra queste, troviamo senza dubbio quelle legate all’immigrazione e all’integrazione. Questa esperienza originale e pionieristica ci ha indicato che in questo approccio esiste un potenziale per fare del bene a questi bambini, alle loro famiglie e per alla società stessa.

Un logico passo successivo di questa esperienza potrebbe essere un progetto, facilitato dall’Arteterapia, che si ponga l’obiettivo di creare un senso di identità di gruppo. I diversi gruppi di immigrati e i nativi del posto potrebbero essere riuniti per comunicare, confrontarsi e scoprire quanto effettivamente hanno in comune. Coinvolgerli a partire dai bambini, dove stigmi e barriere sono meno consolidati, potrebbe essere un contributo fondamentale all’integrazione nella città di Mazara Del Vallo.

Barry Joseph Mc Elroy, Christian Giardina e Alessandra Patrizi

shares